domenica 16 novembre 2008

Piccole riflessioni sulla crisi quale possibilità di crescita e di cambiamento










In verità, in verità vi dico:

se il chicco di grano
che cade nella terra non morrà,
resterà solo;
ma se morrà, darà molti frutti.

Vangelo secondo Giovanni, XII, 24


Il termine crisi deriva dal greco κρινω che vuol dire scegliere, decidere, separare, discriminare. La crisi corrisponde al momento della scelta e implicitamente porta in sé l’idea di cambiamento, della trasformazione, del passaggio e quindi anche della possibilità di una crescita personale.

Seppure scegliere può essere doloroso e per l’appunto vissuto come crisi, per crescere è necessario attuare una scelta. Nei momenti critici ci si può sentire lacerati, divisi in posizioni conflittuali, una parte di noi sembra volere andare in una direzione e l’altra in quella opposta ma per poter andare avanti è necessario separarsi da quello che non ci occorre più.

Riflettiamo su queste parole di Jaspers, per il quale la crisi è un punto di passaggio dove

“il tutto subisce un cambiamento subitaneo, dal quale l’individuo esce trasformato, sia dando origine a una nuova risoluzione, sia andando verso la decadenza. La storia della vita non segue il corso unitario del tempo, struttura il proprio tempo qualitativamente, spinge lo sviluppo delle esperienze a quell’estremo che rende inevitabile la decisione. Solo opponendosi allo sviluppo l’uomo può fare il vano tentativo di mantenersi nella posizione di dominare la decisione senza decidere. Poi la decisione avviene suo malgrado mediante la continuazione effettiva della vita. La crisi ha il suo momento non può essere anticipata né saltata. Deve, come tutte le cose della vita maturare. Non deve apparire necessariamente in modo acuto come una catastrofe, ma può con un andamento silenzioso, apparentemente senza dare nell’occhio, compiersi per sempre in modo decisivo” (Jaspers, 1964).

La crisi può assumere un significato positivo, quando si è capaci di vederla come l’espressione di un bisogno emergente, di un desiderio frustrato, di perdite e fallimenti da riconsiderare, di qualcosa che può essere cambiato secondo le nostre necessità attuali e che può tendere ad una spinta evolutiva e non ad un semplice momento di stasi e regressione. Se la crisi, invece, sfugge al controllo del soggetto, egli non riuscirà ad utilizzarla in maniera costruttiva per la propria crescita e si avvierà un cambiamento negativo.

Per Caplan (1961) la crisi è:

« uno stato che si verifica quando una persona si trova a fronteggiare un ostacolo che le impedisce il raggiungimento d’importanti obiettivi vitali; questo è, per un certo lasso di tempo, insormontabile tramite l’utilizzazione di metodi abituali di risoluzione di problemi. Ne consegue un periodo di disorganizzazione, un periodo di sconvolgimento, durante il quale sono fatti molti tentativi verso la risoluzione del problema, che però abortiscono. Alla fine è raggiunta una qualche forma d’adattamento, che può rivelarsi o meno come la soluzione più utile per la persona e per chi le sta vicino».
L’autore, inoltre, individua un processo di crisi che suddivide nelle seguenti fasi sequenziali:

  1. iniziale ascesa della tensione e messa in atto di abituali meccanismi di risoluzione dei problemi;
  2. fallimento di queste strategie con un conseguente aumento della tensione al punto tale che l’individuo può sentirsi impotente e rassegnato;
  3. messa in atto di nuove strategie, in quanto si possono prendere in considerazione nuovi aspetti del problema e strumenti non ancora sperimentati;
  4. se vi è il fallimento di ogni tentativo, si determina un ulteriore aumento della tensione e, dopo un periodo di circa 4-6 settimane, si assiste comunque alla manifestazione spontanea di una risposta, qualunque essa sia.
Dalla teoria della crisi di Caplan, sono state derivate tecniche che i professionisti adottano allo scopo di aiutare le persone a modificare stati d’animo, sentimenti, sintomi o comportamenti, considerati maladattativi e che hanno portato alla richiesta d’aiuto psicologico. In generale i professionisti aiuteranno la persona a gestire adeguatamente i sentimenti di rabbia, collera ed angoscia relativi alla crisi, aiutandola, in tal modo, ad affrontare in maniera costruttiva la situazione critica.

L’aiuto professionale di intervento sulla crisi può essere delineato in due grandi aree:

    • l’area dell’aiuto, nella quale rientrano il counseling e tutte quelle professioni che con la relazione e con l’aiuto hanno a che fare, rivolta a quei momenti critici dell’esistenza che una persona relativamente sana può attraversare, caratterizzati dalla modificazione di un equilibrio precedentemente esistente e che possono necessitare di un aiuto o di un accompagnamento;
    • l’area della psicoterapia, per il trattamento degli aspetti psicopatologici della crisi, intesa come momento patologico caratterizzato dalla modificazione di uno stato di compenso e che necessita pertanto di un intervento specifico.” (Fulcheri M., Cairo E., Torre E. 2005).


Bibliografia:

Jaspers K. (1913): Psicopatologia generale. Il Pensiero Scientifico, Roma (1964).

Caplan G. (1961): An approch to community mental health. New York: Grunne & Stratton.

Fulcheri M. (2005): Le attuali frontiere della psicologia clinica. Centro Scientifico Editore, Torino.


sabato 1 novembre 2008

L'Analisi Transazionale (A.T.), fondata da Eric Berne (1910-1970), è una teoria sia psicologica che sociale, caratterizzata da un contratto bilaterale di crescita e cambiamento. Come sistema di psicoterapia l'A.T. viene utilizzata nel trattamento di disturbi psicologici di ogni tipo, essendo un metodo di psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo e familiare .

Le prime pubblicazioni sull’A.T. risalgono al 1949, quando lo psichiatra canadese E. Berne diede luce ad una serie di articoli sull’intuizione. L’interesse verso i processi di pensiero di tipo intuitivo nacque in Berne durante la seconda guerra mondiale, quando l’autore, dovendo effettuare numerose visite cliniche-psichiatriche al giorno, si confrontò con il problema di resistere alla routine e di tener desta l’intuizione. Via via egli scoprì che riusciva, in un elevato numero di casi, ad intuire che tipo di lavoro facevano i vari soldati.

Finita la guerra mise insieme questi pensieri e iniziò a creare le fondamenta teoriche dell’A.T. Le osservazioni di Berne si concentrarono sulle variazioni di comportamento che avevano luogo in una persona quando si attivava uno stimolo nuovo. Egli cominciò a porre attenzione a quei cambiamenti nell’espressione del viso, nell’intonazione delle parole, nella postura del corpo, nel portamento, nei gesti, nella strutturazione delle frasi etc. Notò allora che ogni persona racchiudeva in sé svariati “se stessi” e di volta in volta qualcuno di essi prendeva il sopravvento nella personalità dell’individuo. Ad esempio la persona qualche volta si comportava da Bambino e qualche volta da Adulto , a queste strutture di personalità ben definite diede il nome di stati dell’Io; più tardi aggiungerà il Genitore . In seguito approfondì il modo in cui queste strutture di personalità si relazionavano con il mondo esterno e cominciò ad analizzare le transazioni (unità di scambio reciproco tra due persone). Scoprì quindi che alcune transazioni avevano scopi ulteriori e che servivano a manipolare gli altri in “giochi” psicologici. Inoltre si accorse che spesso le persone si comportavano in modi preordinati, proprio come se stessero recitando un copione su di un palcoscenico. Approfondiremo tra breve questi concetti.

Abbiamo visto che all’inizio l’attenzione di Berne è prevalentemente legata alla fenomenologia e allo studio della struttura della personalità, successivamente egli si concentrò sulla comunicazione latente e manifesta, mettendo a frutto i suoi interessi sulla cibernetica di Weiner e Korzysky. Nella terza fase il fulcro centrale fu l’analisi del copione, ovvero lo studio del piano di vita delle persone.

Con questa brevissimo excursus storico ho voluto sottolineare come l’A.T. abbia preso le mosse dallo sviluppo delle capacità intuitive e dall’attenzione alla globalità della persona. Eric Berne nelle sue teorie riuscì a far collimare la cultura scientifica a quella umanistica, del resto, come lui stesso ammise, egli seguì la vocazione di entrambi i suoi genitori, quella del padre medico e della madre scrittrice.

L’A.T. è una corrente della psicologia umanistica-esistenziale (Maslow, Rogers, Perls, Allport) e in tal senso non corrisponde semplicemente alla concezione medica della guarigione da una malattia. Infatti,

la sofferenza psichica viene vista come un blocco di crescita del potenziale psicofisico dell’essere umano ” (Novellino, 2003).

Ci sono alcuni presupposti filosofici che caratterizzano l’A.T. e che è interessante considerare:

Assunti Filosofici dell'Analisi Transazionale:

- ogni individuo è ok (va bene così com'è) : le persone sono uguali tra loro ed ognuna ha valore in quanto persona, indipendentemente dalla sua razza e dal suo contesto socio culturale;

- ogni persona ha la capacità di pensare e di autodeterminarsi: ognuno può decidere che cosa fare della propria vita ed ha la capacità di crescere e di imparare qualunque esperienza abbia avuto anche negativa;

- le decisioni prese possono essere modificate: ciascuna persona prende delle decisioni e ne è responsabile, ed è anche responsabile di cambiarle quando non sono più funzionali.

A.T. e modello decisionale

La teoria dell’Analisi Transazionale è basata su un modello decisionale. Ciascuno di noi impara comportamenti specifici e decide un piano di vita nell’infanzia. Benché le nostre decisioni infantili siano fortemente influenzate dai genitori e da altre persone, siamo noi stessi che prendiamo queste decisioni nel modo peculiare di ogni persona. Dal momento che siamo noi ad aver deciso il nostro piano di vita, abbiamo anche il potere di cambiarlo , prendendo nuove decisioni in qualsiasi momento.

Contrattualità dell’A.T.

La metodologia di intervento dell' AT si fonda sulla contrattualità : la relazione terapeutica è vista come un accordo tra terapeuta e cliente, che hanno una responsabilità congiunta nel lavorare per raggiungere gli obiettivi di terapia definiti in modo chiaro e specifico.

“Il paziente viene quindi responsabilizzato dall’inizio a porsi come controparte attiva di un professionista il cui compito non è quello di risolvere i problemi del paziente, bensì quello di aiutare a comprendere come finora si è bloccato dal risolverli da solo. (Novellino, 1998).

I contratti di terapia, attraverso i quali viene specificamente stabilita la meta della terapia, possono essere distinti in contratti di controllo sociale e contratti di autonomia.

I contratti di controllo sociale (terapia breve), sono accordi di terapia tesi a risolvere un problema specifico e hanno come obiettivo un cambiamento comportamentale e il suo mantenimento nel tempo.

Per contratti di autonomia (terapia che può richiedere anni) si intendono invece quei contratti in cui la meta della terapia non è solo un cambiamento comportamentale ma un cambiamento del copione della persona, per cui la terapia non è rivolta solo ad un sollievo dai sintomi, bensì alla ristrutturazione della personalità.

Per spiegare questa differenza usiamo una metafora ideata da Berne : ciascun individuo nasce principe o principessa ed esperienze negative precoci convincono alcune persone ad essere ranocchi, da ciò deriva lo sviluppo della patologia. Gli obiettivi terapeutici possono essere due: il primo tende al miglioramento, ad un progresso che equivale ad uno star meglio come ranocchi ; il secondo tende a curare, a guarire che significa togliersi la pelle del ranocchio e riprendere nuovamente lo sviluppo interrotto del principe o della principessa .

Sviluppo dell'Analisi Transazionale

E’ importante considerare che lo sviluppo dell’A.T. coincide solo in parte con la storia e la vita di Eric Berne. Un caposaldo dell’A.T. è tuttora la sua integrazione con la Gestalt (grazie all’opera dei Goulding, allievi di Perls), ma l’A.T. integra al suo interno anche la tradizione teorica della teoria delle Relazioni Oggettuali in campo psicoanalitico, oltre a tecniche cognitiviste e comportamentali. Importanti sviluppi neopsicoanalitici si sono avuti anche grazie al contributo di autori italiani (Moiso e Novellino) che hanno inserito nel quadro teorico concetti clinici psicoanalitici utili soprattutto per il lavoro sugli stati borderlines (scissione dell’Io, controtransfert. etc).

Negli ultimi anni l'A.T., grazie al contributo di studiosi anglosassoni sta integrando all'interno del suo assetto teorico anche le più recenti acquisizioni operate dalle neuroscienze, in particolare le basi neurofisiologiche degli stati dell'Io, l'accesso alle memorie implicite e la formazione delle memorie episodiche.

In Italia, oltre al già citato approccio psicodinamico di Novellino , è molto attivo il gruppo di ricerca di Pio Scilligo , il quale sta sviluppando un'ulteriore integrazione dell'A.T. con il modello SASB di Lorna Smith Benjamin.

L’A.T. ha avuto una progressiva espansione a livello mondiale e una strutturazione in organizzazioni nazionali e internazionali. L’ITAA (International Transactional Analysis Association) assicura rigorosi standard formativi e tutela il titolo di Analista Transazionale la cui formazione è riconosciuta solo se svolta con formatori riconosciuti dall’ ITAA o dalle associazioni continentali affiliate: in Europa abbiamo l’ EATA (European Association Transactional Analysis).

Principi di base dell'Analisi Transazionale

Per illustrare i principi di base dell’A.T. teniamo presente che essa può essere suddivisa in quattro aree (Novellino, 2003):

Area: Oggetto:

a) Analisi strutturale: Processi intrapsichici;

b) Analisi delle transazioni: Processi relazionali;

c) Analisi dei giochi psicologici : Processi relazionali distorti che conducono ad

un rafforzamento della patologia;

d) Analisi del Copione: Programma di vita basato su esperienze infantili che

conducono a decisioni autolimitanti.

a) Analisi Strutturale.

Per comprendere il comportamento di una persona, occorre essere consapevoli di quello che succede al suo interno. Per realizzare questa analisi possiamo suddividere la personalità in diverse parti, consistente ognuna in una struttura integrata di pensieri, emozioni e comportamenti, a cui diamo il nome di stati dell’Io . L’analisi strutturale permette di rappresentare le componenti storiche e biologiche della personalità e si occupa del contenuto dello stato dell’Io; per rappresentare il suo funzionamento si ricorre all’analisi funzionale , che descrive come una persona usa i suoi stati dell’Io per rapportarsi a se stesso e agli altri.

STATI DELL’IO

Berne definisce uno Stato dell’Io come un insieme coerente di pensieri, sentimenti ed esperienze direttamente correlate ad un insieme coerente di modelli di comportamento. Sebbene ogni persona possiede infiniti Stati dell’Io l’autore li raggruppò in tre grossi insiemi chiaramente distinti e osservabili:

Il Genitore (G)

Il Genitore è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che incorporiamo dall’esterno durante la nostra infanzia ed adolescenza dalla relazione con le figure significative: i nostri genitori reali (o chi ne fa le veci), dai parenti, maestri, insegnanti, o da tutte quelle persone autorevoli che incontriamo negli anni della nostra formazione. Per esempio un genitore si può accorgere che a volte assume un comportamento simile a quello dei propri genitori quando sta utilizzando in modo automatico il proprio Stato dell’Io G. Esternamente si identifica spesso in comportamenti pregiudiziali, critici o protettivi; dall’interno è vissuto come vecchi messaggi Genitoriali che continuano ad influenzare il Bambino interno.

Funzionalemente si può avere il Genitore Normativo o Critico (GN) quando si manifestano atteggiamenti di divieto e di comandi, sancisce le regole, detta le leggi etc, ed il Genitore Affettivo (GA), che invece si prende cura, mostra attenzione, premura etc.

L’ Adulto (A)

L’Adulto è un insieme obiettivo di pensieri, sentimenti e comportamenti coerenti con la situazione che stiamo vivendo (qui ed ora) e indica la nostra capacità di elaborare continuamente nuovi dati. Infatti, per gestire la nostra realtà attuale abbiamo bisogno di trovare in continuazione strategie efficaci senza subire interferenze limitanti da Stati dell’io arcaici o incorporati dall’esterno.

Il Bambino (B)

Il Bambino è l’insieme di pensieri, sentimenti e comportamenti che risalgono alla nostra infanzia. Contiene le registrazioni delle prime esperienze di vita e delle “posizioni” che il bambino ha assunto verso se stesso e gli altri. A livello strutturale è uno Stato dell’Io arcaico e si manifesta come vecchi comportamenti dell’infanzia, così come reagivamo da bambini.

Si parla di Bambino Adattato (BA) se attiviamo un comportamento correlato all’influenza genitoriale e Bambino Libero (BL) quando esibiamo forme di comportamento autonomo, senza l’influsso genitoriale. Sia il BA che il BL possono essere positivi o negativi a seconda che siano efficaci e più o meno adatti alla situazione attuale. E’ quella parte della nostra personalità che ci fornisce le motivazioni principali del nostro agire.

Per facilitare la comprensione illustriamo degli esempi (adattati da Wollams Brown, 1978):

Il GA + si prende cura di un’altra persona con amore, quando quest’ultima ne ha bisogno e lo desidera – “Certo farò questo per te”.

Il GA – è sia troppo permissivo, sia troppo affettivo, in quanto fa per gli altri cose che non erano richieste o di cui non avevano bisogno – “Fammi fare questo per te”.

Il GC + è forte e dogmatico e prende le difese dei diritti suoi o degli altri senza umiliare nessuno – “basta! Questo non è giusto!”

Il GC – cerca di togliere l’autostima ad un’altra persona – “perché fai sempre così?”

L’ A calcola le probabilità usando termini definibili operativamente – “Se usiamo questo tipo di acciaio c’è un’alta probabilità che il ponte resterà a un vento di 150 miglia all’ora”.

Il BA + ottiene ciò che vuole o almeno evita il dolore compiacendo a ciò che, secondo lui, i “grandi si aspettano da lui – “Sissignore”, a un superiore, e “per piacere2 e “grazie” quando sono richiesti.

Il BA – si comporta in modo autodistruttivo per ottenere l’attenzione degli altri – dimentica di fare il saluto al Generale, e poi si meraviglia che le cose vadano sempre così male per lui.

Il BL + esprime direttamente quello che passa nella sua mente, si diverte, vive in intimità con gli altri e non fa del male a nessuno nel far ciò – “Ehi, giochiamo”

Il BL – fa del male agli altri o a se stesso nell’esprimersi e nel divertirsi – “Andiamo più veloci” anche quando è pericoloso. Ci sono pochi esempi di questo comportamento. Per lo più molti comportamenti che a prima vista possono essere del BL negativo sono in realtà azioni del BA autodistruttivo.

E’ importante sottolineare che ciascuno di noi possiede ed utilizza tutti e tre gli Stati dell’Io, sebbene possa esserci la tendenza a utilizzare in modo privilegiato uno dei tre: per esempio una persona che tende ad essere iperprotettiva, a farsi carico in modo esagerato dei problemi degli altri oppure a criticare eccessivamente, a dettare norme e regole di comportamento a chi gli sta vicino, si può facilmente ipotizzare che utilizzi in prevalenza lo stato dell’Io Genitore.

L’Analista Transazionale guida il paziente al riconoscimento e alla consapevolezza dei propri Stati dell’Io affinché egli possa utilizzarli tutti e tre in modo positivo, arricchendo così le proprie opzioni e migliorando la qualità della propria vita e delle proprie relazioni. L’obiettivo principale del terapeuta AT è, infatti, decontaminare l’A affinché la persona possa agire nel presente in modo appropriato ed efficace, integrando nel suo modo di agire sia gli insegnamenti introiettati nel suo G, sia le esperienze vissute contenute nel suo B e pertanto essere autonomo.

2) Analisi delle transazioni

L’Analisi Transazionale prende il nome dalle transazioni, definita come l’unità del rapporto sociale : o gni volta che una persona è in relazione con un’altra persona si avranno delle transazioni. Ogni transazione è composta da uno stimolo e da una risposta ; le transazioni vengono scambiate tra i rispettivi stati dell’Io di due persone.

Le transazioni sono classificate in Complementari, Incrociate, Ulteriori e a ciascun tipo di esse corrispondono diverse regole della comunicazione.

L’analisi delle transazioni costituisce il ponte tra livello intrapsichico e livello interpersonale nella psicoterapia ; si occupa della diagnosi degli stati dell’Io che hanno emesso gli stimoli o le risposte, con la finalità di favorire il controllo sociale, cioè il controllo del comportamento nelle relazioni sociali, da parte della struttura dell’Adulto. La persona divenendo maggiormente consapevole degli stati dell’Io che attiva quando comunica con gli altri raggiunge una maggiore efficacia nella comunicazione e un conseguente benessere relazionale. Tale approccio costituisce una peculiarità dell’A.T. e uno dei suoi punti di forza.

3) Analisi dei giochi psicologici

“Il gioco psicologico è una serie di transazioni ulteriori [che hanno uno scopo ulteriore, incongruente con il messaggio verbale] ripetitive a cui fa seguito un colpo di scena con una scambio di ruoli, un senso di confusione accompagnato da uno stato d’animo spiacevole come tornaconto finale, in termini di rinforzo di convinzioni negative su di sé, sugli altri, sul mondo”.

L’A.T. aiuta ad essere consapevoli dei propri giochi, a smettere di giocare o a giocare in modo meno “pericoloso” .

I vantaggi che si hanno nel giocare i giochi possono essere così riassunti (Novellino, 2003):

  1. ottenere carezze (da intendersi in A.T. come “unità di riconoscimento”).;
  2. strutturare il tempo (cioè il procurarsi ed organizzare il proprio bisogno di contatto sociale);
  3. mantenere la posizione esistenziale (atteggiamento più o meno positivo nei confronti di sé e degli altri);
  4. portare avanti il copione;
  5. evitare l’intimità;
  6. continuare ad avere un rapporto emotivo anche dopo il fallimento di una relazione di ricatto;
  7. accumulare bollini, ossia reazioni emotive che verranno usate in seguito come giustificazione di un dato comportamento;
  8. rendere la gente prevedibile.

In breve i giochi sono modalità reciprocamente distorti di procurarsi carezze a cui fa seguito una svalutazione di sé, degli altri e del mondo esterno; essi possono essere abbandonati solo quando la persona ha trovato modi alternativi e sani di procurarsi carezze positive che contengono il messaggio “tu sei ok”.

4) Analisi del Copione psicologico

Berne in “Ciao e Poi” (1972) definisce il copione come: “un piano di vita basato su una decisione presa nell’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli eventi successivi e culminante in una scelta decisiva” . E’ dunque un piano di vita personale che un individuo decide da piccolo in base alla sua interpretazione degli eventi sia esterni che interni, dei messaggi ricevuti dai genitori e che viene sostenuto da decisioni successive. Il bambino decide il suo copione tra i 3 e i 6 anni; le decisioni prese sul corso della vita, rimangono inalterate anche se le situazioni si modificano, infatti, man mano che il bambino entra nelle fasi successive di sviluppo struttura versioni aggiornate del copione, allo scopo di adattarlo alle nuove realtà che vive ma mantenendone inalterato lo schema base.

Spesso le persone hanno un copione limitante e sofferente, un percorso terapeutico può aiutarle a divenire consapevoli del proprio copione e a modificarlo. All’interno del quadro di riferimento dell’AT, ciò che rende efficace un intervento è aiutare la persona a tornare a quelle prime esperienze di vita, mediante le quali, il bambino, per proteggersi, aveva inibito le proprie potenzialità prendendo delle decisioni , che allora erano necessarie per la sua sopravvivenza fisica o psichica (es. “non fidarsi degli altri”), ma che ora non sono più funzionali; nell’ambiente protetto della terapia la persona può ridecidere di comportarsi in modo diverso per vivere una vita più soddisfacente nel presente.

Il terapeuta A.T. nel percorso di ridecisione con la persona amplifica l’efficacia del trattamento usando le 3 P: permesso , protezione , potenza . Il terapeuta, attraverso l’ascolto, implicitamente dà il permesso di cambiare. In seguito, in modo esplicito, potrà dare permessi per lasciare che la persona sperimenti nuove modalità alternative alle vecchie decisioni di copione. Inoltre, rispettando il paziente in ogni sua azione e facendo un buon contratto di terapia, dà protezione al paziente e a se stesso. Il terapeuta è potente nella relazione con il paziente perché usa in modo integrato tutti e tre gli stati del suo Io :

“ha un G che incoraggia e si prende cura del benessere del cliente; ha un A che ascolta, coglie informazioni importanti, fa ipotesi e le verifica; ha un B liberato che si diverte, ha energia, usa le sue capacità creative e intuitive, ed è in grado di concedere permessi dando protezione”. (Castagna, 2003).

Una considerazione importante sulla quale voglio portare l’attenzione è che, nel modello ridecisionale dell’A.T., non vi è viene una visione deterministica per la quale i genitori sono i soli responsabili della natura del copione , ma viene sottolineato ampiamente anche il ruolo attivo del bambino . I messaggi negativi esterni inviati dalle figure significative, sono visti come convinzioni proibitive profonde, ma che hanno avuto anche origine dalla elaborazione, ovvero dall’interpretazione degli eventi, da parte del bambino piccolo. (Goulding Goulding, 1983). Se da una parte i messaggi negativi, accettati dal bambino, possono divenire fonte di malessere perché troppo rigidi e limitanti, dall’altra parte hanno permesso a quel bambino una sorta di sicurezza e protezione, a cui l’Adulto, nel processo ridecisionale, può scegliere di rinunciare per sbloccare la sua crescita.

I disturbi psichici con cui l’approccio A.T. è indicato sono (adattato da Novellino, 2003) :

  • le strutture nevrotiche , anche gravi, sia fobico-ossessive che isteriche e depressive ;
  • le strutture borderline , poiché queste hanno bisogno di un setting ben strutturato, direttivo, chiaro, teso alla focalizzazione sulla realtà;
  • le strutture psicosomatiche , per le quali è stato elaborato, nell’ambito dell’A.T., un lavoro di tipo corporeo, che facilita l’accettazione del vissuto corporeo da parte del paziente psicosomatico, attraverso l’integrazione di tecniche mutuate da altri approcci (es. terapia della Gestalt e Bioenergetica);
  • le strutture psicotiche , a condizione però che sia possibile il lavoro in una struttura di tipo comunitario-residenziale ; per le strutture psicotiche in compensazione l’A.T. è in grado di offrire il setting adatto .

Per trattazioni approfondite suggeriamo i seguenti libri:

Berne, E. (1961). AT e Psicoterapia . Trad. it. Roma: Astrolabio, 1971

Berne, E. (1964). A che gioco giochiamo. Trad. it. Milano: Bompiani, 1967

Berne, E. (1966). Principi di terapia di gruppo . Trad. it. Roma:Astrolabio, 1986

Berne, E. (1972). Ciao…e poi? Trad. it. Milano: Bompiani, 1978

Castagna , M. (2003). L’analisi transazionale nella formazione con gli adulti. Milano: Franco Angeli

Goulding, R. M .(1979). Il cambiamento di vita nella terapia ridecisionale . Trad. it. Roma: Astrolabio, 1983

James, M. (1989). Nati per vincere . Trad. it. Roma: Paoline, 1980

Moiso e Novellino (1982). Stati dell’Io. Roma: Astrolabio

Wollams, M. e Brown, S . (1978). L’Analisi Transazionale . Trad. it. Assisi: Cittadella, 1985

Novellino, M. (1998). L’approccio clinico dell’Analisi Transazionale . Milano: Franco Angeli

Novellino, M. (2003). La sindrome dell’uomo mascherato. Milano: Franco Angeli

“Chi è lo psicologo?”

Per comprendere di cosa si occupa questo professionista riporterò, di seguito, alcuni estratti dell' Ordinamento della professione dello psicologo tratti dal sito dell'Ordine Nazionale degli Psicologi ; saranno descritte, sinteticamente, le attività che può svolgere lo psicologo e quelle relative alla psicoterapia.

Articolo 1. Definizione della professione di psicologo

“La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.”

“Come si comporta uno psicologo?”

Lo psicologo utilizza le sue conoscenze sul comportamento umano per promuovere il benessere psicologico dell’individuo, del gruppo e della comunità. In ogni ambito professionale opera per migliorare la capacità delle persone di comprendere se stessi e gli altri e di comportarsi in maniera consapevole, congrua ed efficace.

Nell’esercizio della professione, rispetta la dignità , il diritto alla riservatezza , all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze , astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità.

Lo psicologo è strettamente tenuto al segreto professionale . Pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni apprese in ragione del suo rapporto professionale, né informa circa le prestazioni professionali effettuate o programmate. In ogni contesto professionale deve adoperarsi affinché sia il più possibile rispettata la libertà di scelta, da parte del cliente e/o del paziente, del professionista cui rivolgersi.

Nella fase iniziale del rapporto professionale, fornisce informazioni adeguate e comprensibili circa le sue prestazioni, le finalità e le modalità delle stesse, nonché circa il grado e i limiti giuridici della riservatezza. Pertanto, opera in modo che chi ne ha diritto possa esprimere un consenso informato. Se la prestazione professionale ha carattere di continuità nel tempo, dovrà esserne indicata, ove possibile, la prevedibile durata. Le prestazioni professionali a persone minorenni o interdette sono, generalmente, subordinate al consenso di chi esercita sulle medesime la potestà genitoriale o la tutela. Tratto dal codice deontologico degli psicologi italiani

Articolo 2. Requisiti per l'esercizio dell'attività di psicologo

“Per esercitare la professione di psicologo è necessario aver conseguito l'abilitazione in psicologia mediante l'esame di Stato ed essere iscritto nell'apposito albo professionale.”

Può esercitare la professione di psicologo e definirsi “Psicologo” solo chi è iscritto all’Ordine degli Psicologi . L’Ordine degli Psicologi tutela gli interessi del cliente e promuove la qualità del lavoro del professionista anche attraverso l’applicazione del Codice Deontologico (codice che stabilisce le regole che gli psicologi sono tenuti a rispettare per buona pratica); è anche a disposizione dell’utenza per la segnalazione di casi di abuso della professione di psicologo.


“Chi è lo psicoterapeuta?”

“La professione dello psicoterapeuta”

Articolo 3. Esercizio dell'attività psicoterapeutica

“L'esercizio dell'attività psicoterapeutica è subordinato ad una specifica formazione professionale, da acquisirsi, dopo il conseguimento della laurea in psicologia o in medicina e chirurgia, mediante corsi di specializzazione almeno quadriennali che prevedano adeguata formazione e addestramento in psicoterapia, attivati ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1982, n. 162, presso scuole di specializzazione universitaria o presso istituti a tal fine riconosciuti con le procedure di cui all'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica.”

Differenze tra psicologo, psichiatra e psicoterapeuta

I professionisti del settore psicologico sono principalmente tre: psicologo, psichiatra e psicoterapeuta. Lo psichiatra è un medico specializzato in psichiatria; lo psicologo è un professionista iscritto all’albo e lo psicoterapeuta può essere o uno psicologo o un medico che ha frequentato una scuola quadriennale di specializzazione.
Lo psicologo è un laureato in psicologia che dopo un tirocinio ha sostenuto l’Esame di Stato per svolgere la professione. Lo psicologo non può somministrare farmaci . Il trattamento farmacologico è compito esclusivo del medico specializzato in psichiatria .

Lo psicoterapeuta oltre alla laurea, sia essa in psicologia che in medicina, si è specializzato nel trattamento terapeutico delle patologie psichiche. Esistono molti indirizzi di scuole di specializzazione in psicoterapia. Lo psicoterapeuta può collaborare con lo psichiatra per la parte psicologica al supporto e al trattamento dei disturbi psichiatrici.

“Vademecum sulla professionalità dello psicologo-psicoterapeuta”

(tratto dall’Ordine Psicologi Emilia Romagna):

  • Iscrizione Albo degli Psicologi : verificabile presso l’Ordine degli Psicologi della Regione di iscrizione;
  • Iscrizione all’elenco degli Psicologi-Psicoterapeuti (in caso di prestazioni psicoterapeutiche): verificabile presso l’Ordine degli Psicologi della Regione di iscrizione;
  • Rispetto delle normative sulla Privacy : lo psicologo deve far firmare al cliente una dichiarazione di autorizzazione al trattamento dei dati sia generici sia sensibili ed eventualmente rilasciarne copia;
  • Rispetto delle tariffe massime definite dal tariffario ;
  • Rispetto del codice deontologico;
  • Assenza di commistioni tra ruolo professionale e vita privata che possano interferire con l’attività professionale;
  • Rispetto del segreto professionale e dei suoi limiti;
  • Definizione chiara dei compensi e delle regole di incarico;
  • Rilascio di documentazione fiscale del pagamento (fattura/ricevuta);
  • Livello adeguato di preparazione e costante aggiornamento professionale.

Piccole riflessioni sulla crisi quale possibilità di crescita e di cambiamento

In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano che cade nella terra non morrà, resterà solo; ma se morrà...